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Barzellette2

Da pisciarsi addosso. E’ più o meno quello che è successo a me quando mia sorella, oggi, dopo il pranzo domenicale, mi ha letto alcune "barzellette" riportate come esempi filosofici, per così dire nel libro scritto da  Thomas Cathcart e Daniel Klein in Platone e l’ornitorinco. Sottotitolo "Le barzellette che spiegano la filosofia". Ve ne riporto qualcuna perché sono veramente incredibili.

1) Un irlandese entra in un bar di Dublino, ordina tre pinte di Guinness e le beve sorseggiandole a turno una dopo l’altra finché non le finisce. Il barista dice: “Sa,  è più facile che non scenda la schiuma se le ordina una alla volta.” L’uomo risponde: “Lo so, ma ho due fratelli, uno negli Stati Uniti e l’altro in Australia. [[SPEZZA]]Quando siamo andati ognuno per la sua strada ci siamo promessi che avremmo bevuto in questo modo per ricordare i tempi quando andavamo al pub insieme. Ognuna di queste birre è per uno dei miei fratelli e la terza è per me”. Il barista è commosso e dice: “Che meravigliosa abitudine!”. L’irlandese diventa un cliente abituale del bar e ordina sempre le stesse birre. Un giorno arriva e ordina solo due pinte. Gli altri clienti se ne accorgono e nel locale scende il silenzio. Quando arriva al bar per il secondo giro, il barista dice: “Ti faccio le mie condoglianze , amico”. L’irlandese risponde: “No, no, stanno tutti bene. E’ solo che io mi sono fatto mormone e ho dovuto smettere di bere”.

 

2) Un vecchio cowboy entra in un bar e ordina da bere. Mentre se ne sta seduto a sorseggiare il suo whisky, gli si siede accanto una giovane donna chje si volta verso di lui e gli chiede “Lei è mun vero cowboy?”. Il cowboy risponde: “ Be’, ho passato tutta la vita in un ranch, radunando i cavalli, riparando staccionate e marchiando bestiame. Penso proprio di essere un cowboy”. La giovane donna dice: “Io sono una lesbica. Passo tutta la giornata a pensare alle donne. Appena mi alzo al mattino penso alle donne. Quando faccio al doccia o guardo la televisione, sembra che tutto mi faccia pensare alle donne”. Passano una decina di minuti e una coppia si siede accanto al vecchio cowboy. Gli chiedono: “Lei è un vero cowboy?”. Il vecchio cowboy risponde: “Ho sempre pensato di esserlo, ma ho appena scoperto che sono una lesbica”.

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barezellettiere

Una delle più belle battute o barzellette che ho sentito questa settimana l’ha detta un ascoltatore ai conduttori del programma radiofonico di Radio tre, La Barcaccia, Stinchelli e Suozzo. "Sapete a cosa giocavano Giovanna Battista e Gesù quando erano piccoli? A testa e croce". Geniale. Sembra infatti una barzelletta tipica ebrea, che contiene lo stesso spirito ironico, sarcastico dell’umorismo ebraico che io personalmente apprezzo molto. E che leggo sempre con grande piacere.
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economia domestica

Certe volte mi chiedo se è poi così difficile usare con moderazione ciò di cui disponiamo in abbondanza. Non è più, e forse non lo è mai stato, eticamente ammissibile lo spreco. A partire dai piccoli gesti quotidiani. Quando avete messo l’acqua per cuocere la pasta, ad esempio, e vi accorgete che comincia a bollire, diminuite il fuoco. La pasta cuocerà lo stesso. Ogni volta che un sugo o una pietanza stanno cuocendo di bel bello, diminuite il fuoco. E così via. Risparmierete gas. Pagherete una bolletta inferiore. Vi pare poco? Quando acquistate uno shampoo o un prodotto per la doccia, allungateli con acqua. Vi laverete bene lo stesso e il prodotto vi durerà mooooooooolto più a lungo. Lavatevi i denti e usate un bicchiere: mai lasciare l’acqua scorrere… Quando si usano i detersivi, qualsiasi, tenetevi sempre un poco sotto le dosi consigliate. Funzionano lo stesso. Se avete il problema delle formiche invadenti… usate il borotalco. Loro non lo gradiscono affatto e a voi saranno risparmiati intanto i soldi e poi il contatto con i pesticidi. La verdura va cotta con pochissima acqua, meglio a vapore.

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17 febbraio

Ricordo, sempre a proposito del 17 febbraio, che è anche la data in cui si celebra il gatto. Anzi, la felinità, ricordando quelle creature che ci accompagnano in questa vita rendendola più piacevole, per quanto possibile. Loro non sarebbero d’accordo, i gatti dico. Alla festa sì ma non al fatto che ci rendono la vita più piacevole: a loro non interessa poi molto. Basta che stiano bene loro; a noi fanno delle concessioni, se così vogliamo chiamarle. Per questo i gatti sono degli dei. Intelligenti, sensuali e altezzosi. Non possono essere santi: solo divinità.
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Viva la tolleranza

Prima che passino i giorni utili bisogna che vi dica del 17 febbraio che non è solo la data in cui è nata mia sorella (la cui massima goduria è quando capiti anche di venerdì…) ma anche quello in cui è morto Giordano Bruno. E mi ha fatto particolarmente piacere leggere il necrologio, nel “408esimo anniversario dal martirio” su la Repubblica di domenica scorsa fatto da due distinte persone. Il primo, Roberto Giannarelli, con queste parole, “Giordano Bruno grande filosofo rinascimentale arso vivo  sul rogo di Campo de’ Fiori a Roma in esecuzione della spietata condanna inflittagli dal Sant’Uffizio, da poco ribattezzato Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Roberto Giannarelli lo ricorda con ammirazione e commozione a tutti coloro che hanno a cuore il libero pensiero contro qualsiasi oscurantismo”. E il secondo: [[SPEZZA]]“Per le giovani coscienze, per coloro che amano e perseguono la verità, la vita, le opere e la morte di Giordano Bruno possano essere l’ennesimo preclaro esempio della libertà di pensiero e di ricerca scientifica contrapposte alla violenza delle superstizioni e alla intolleranza degli assolutismi. A 408 anni dal rogo di Campo de’ Fiori. Filiberto Dal Molin.”. Come non essere d’accordo con entrambi questi stimati signori.

Nello stesso spazio delle necrologie leggo una cosa inquietante: Il giorno 11 febbraio 2008 è mancata all’affetto dei suoi cari nonno Gina. Che il cielo le ridia la serenità persa in terra. I figli e i nipoti, Roma 17 febbraio 2008: innanzitutto la distanza tra la morte di Gina e la pubblicazione del suo necrologio fa pensare e quell’accenno alla serenità persa in terra inquieta addirittura. Se non altro mette tanta curiosità. Ma non saprò mai le circostanze della morte di nonna Gina né perché ha perso la serenità. Certo è che muoiono sempre i buoni, quelli che sono stati amati in vita. Gli stronzi sono sempre tra noi.

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memento

Tanti anni fa, tanti… ho assistito una mia amica d’università mentre, in preda ai dolori, aspettava di abortire. Non ricordo se si fosse rivolta a qualche medico o ad altri e né ricordo il mezzo usato. Rammento bene però che aveva chiesto il nostro aiuto, il mio e quello di un’altra amica comune che, invece, tagliò la corda miserevolmente, dopo i primi difficili momenti in cui la nostra amica cominciò a stare male; se ne scappò letteralmente forse perché molto impressionata dall’intera faccenda e per nulla consapevole di lasciare me e l’amica nei guai. Fu un terribile pomeriggio durante il quale non c’era da fare altro che aspettare. Era il terzo o quarto aborto della mia amica, non mi ricordo bene e malgrado tutto certo non era possibile che si tenesse quel bambino avuto da un’avventura con un ragazzo giordano (biondo e con gli occhi azzurri, lo ricordo bene, era anche molto simpatico). [[SPEZZA]]Era stata incosciente quella mia amica che chiamerò C. ma in quel momento si trattava di darle una mano. Non me la sentivo di abbandonarla e dunque ero lì. Non è che fossi un’esperta (anzi ero piuttosto preoccupata: a me non è mai capitato un simile frangente) e la mia amica, malgrado tutto, non credo ne sapesse molto più di me ma suppongo che eseguisse quello che le era stato detto di fare per abortire in sicurezza. Nel piccolo appartamento di cui ricordo solo un pezzo di stanza e il bagno andò in scena dunque un aborto. Ricordo il feto che venne espulso in bagno. La faccia pallida e sofferente della mia amica. I pianti. Un vago senso di nausea. La voglia di dimenticare e infatti per tanto tempo non ho pensato a quel pomeriggio. Ma è rimasta una sorta di avversione per l’amica che era scappata: abita nella mia stessa città ma non ci vediamo e sentiamo mai. Nemmeno con C. ci siamo più riviste dopo l’università e il ritorno a casa. Ma so che C. è sposata e ha tre o quattro figli. All’epoca non c’erano quelle informazioni che adesso ti danno anche a scuola. E non c’era la 194.